![]() L'edicola Fiore, dunque è un misto di nonsense e di ultra-senso. Come quella successiva: "Dice il papa che San Pietro non aveva nessuna banca: ma San Paolo si". Si parla di papa Francesco nel giorno in cui i giornali riportano la sua frase politicamente scorretta sulla lobbie gay in Vaticano? Ecco il micro editoriale fiorelliano in una battuta cult: "Dopo la frase del Papa, ci saranno pazza sanpietro e la fumata rosa". E allora ecco l'ultimo ingrediente: nel programma ci sono i giornali, le notizie, l'adrenalina del fatto del giorno, cucinati sempre in modo scanzonato, e spesso anche irriverente. Il Fiorello animatore degli anni ottanta, quello che si è fatto le ossa nei villaggi turistici torna e si siede al fianco del Fiorello più maturo, quello che è Passato dal successo all'insuccesso, dalla crisi alla gloria. Infine lega tutto con l'ingrediente più importante: se stesso. lui prende un bar dove gli fa piacere fare colazione la mattina, come quasi tutti gli italiani, prende un gruppo di amici affiatati, alcuni famosissimi, altri assolutamente sconosciuti, costruisce una squadra, un gruppo, un mood, ovvero un'atmosfera. Fiorello, lo dico scomodando Bertolt Brecht, È riuscito a realizzare un prodigio raro: "la semplicità che è difficile a farsi". Arbore ha riscoperto negli ingredienti ancestrali della canzone napoletana, la ricetta antica del fare di necessità virtù, del sorridere di fronte al destino cinico e baro. Nessuno, è questo il bello.Ĭi sono, in questa difficile stagione della crisi italiana, degli artisti che riescono a intercettare delle corde profonde: in questo Fiorello è molto simile al Renzo Arbore, che con la sua orchestra napoletana, continua a riempire tutte le arene, tutti gli stadi, tutti gli eventi dell'estate italiana. È un successo così imprevedibile (due milioni di contatti) che ha prodotto persino un interrogativo dietrologico, nella migliore tradizione sospettista italiana: "Chi lo paga?". Mi viene in mente che questo programma è persino qualcosa di più, un messaggio sottotesto, quasi subliminale, ma altrettanto forte per noi: nel tempo dello streaming cattivo, quello vagamente inquisitorio della politica che si autoprocessa (o si promuove) in diretta, nel tempo delle espulsioni e delle invettive, Edicola Fiore è il programma dello streaming buono, quello che ti infila il conforto del buonumore persino nella giornata più triste e uggiosa. È il trionfo del suo autore, uno dei pochi che – di questi tempi – riesce ancora a far sorridere gli italiani. Infine bisognerebbe dire che EdicolaFiore, è qualcosa di più di tutto questo: una finestra di spensieratezza e di evasione, un programma povero come la crisi che combatte, ma luminoso come le energie che mette insieme. Poi bisognerebbe osservare che a Rosario Fiorello è riuscito un piccolo miracolo: quello di inventarsi un non-programma che va in onda su internet ma che fa degli ascolti superiori a quelli di tanti programmi della televisione generalista di oggi. Ma poi bisognerebbe subito aggiungere che in realtà quello che Fiorello ha appena concluso, con una storica diretta, non è un programma televisivo: e che quindi le cose di complicano. Tanto per cominciare, per dare l'idea, si potrebbe dire che Rosario Fiorello è riuscito in un'altra impresa: quella di realizzare l'unico programma televisivo che abbia messo d'accordo Aldo Grasso, il critico del Corriere della sera, e Antonio Dipollina, il critico di La Repubblica: un evento senza precedenti, come se si fossero rappacificati guelfi e ghibellini.
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